Gli imballaggi in poliaccoppiato sono degli imballaggi multistrato costituiti da diversi materiali uniti da adesivi. Uno stesso imballaggio può quindi presentare uno strato realizzato in alluminio, un altro strato in carta e un altro ancora in plastica, dato che questi strati non possono essere separati manualmente, il riciclo di tali imballaggi presenta alcune difficoltà.
Non tutti gli imballaggi poliaccoppiati sono facilmente riconoscibili ad occhio nudo, basti pensare agli involucri di alcuni marchi di fette biscottate che apparentemente sono stati realizzati in sola carta, ma in realtà sono formati da strati di carta e plastica. Ciò pone dei problemi anche al momento del conferimento per la raccolta differenziata.
In generale è possibile dire che più un imballaggio in poliaccoppiato è articolato maggiore sarà la produzione di scarto in sede di riciclo, caratteristica che genera ulteriori criticità sia dal punto di vista della spesa per il recupero del materiale utile, sia da quello dello smaltimento e sia per quanto riguarda il rischio di dispersione di elementi inquinanti nell'ambiente.
Un esempio di imballaggio poliaccopiato molto complesso è quello del
contenitore a base cellulosica brevettato negli anni '50 dalla svedese Tetra
Pak. Si tratta di un ottimo prodotto per la conservazione delle bevande
e degli alimenti liquidi (latte, succhi di frutta..) ma è estremamente
composito.
Quando è destinato a contenere cibi freschi, quindi da conservare in frigo
e da consumarsi rapidamente, è generalmente formato da carta e plastica,
presenta invece strati di carta, plastica e alluminio quando deve contenere
prodotti che a temperatura ambiente possono durare fino ad un massimo di 24
mesi.
Nello specifico della lunga conservazione vengono formati sei strati: quattro in polietilene, uno in carta (nell'ordine il secondo) e uno in alluminio (il quarto). Il polietilene funge da strato adesivo e sigilla il contenitore, mentre il cartone garantisce rigidità e l'alluminio funge da barriera per l'aria e la luce.
L'azione congiunta di questi materiali permette di salvaguardare le proprietà nutritive e il sapore dei prodotti contenuto nell'imballaggio. Si ottengono inoltre imballaggi molto leggeri, facili da stockare nei magazzini e da trasportare. Per ragioni facili da immaginare, il fatto di poter conservare cibi e bevande per lungo tempo prima della loro vendita ha favorito non poco le strategie commerciali della grande distribuzione.
Rimane però il problema del difficile riciclo degli imballaggi in
poliaccoppiato, si pensi infatti che in un Paese molto virtuoso in questo
settore come l'Italia solo un terzo del Tetra Pak utilizzato viene riciclato.
Ad oggi l'Unione Europea ha trovato una parziale soluzioni nel cosiddetto
EPR (Extended Producer Responsibility), cioè nell'estendere
la responsabilità
dei produttori nella fase di fine vita degli imballaggi, con lo scopo di arrivare
ad un tasso di riciclo del 55% nel 2025, del 60% nel 2030 e del 65% nel 2035.
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